IL PROFESSIONISTA DEL BETTING

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sabato 17 novembre 2012

E' GIUSTO INFIERIRE SUGLI AVVERSARI A LIVELLO SPORTIVO ?


Fra ragazzini finisce 206-5
VOTA E' educativo infierire?

Milano, 16 novembre 2012

E' successo nel basket Under 13 ma capita in parecchi sport quando emerge la differenza fra club "ricchi" e società che puntano solo alla promozione sportiva. Per il nostro Arturi questa è diventata una forma di bullismo

Abbiamo ricevuto e pubblicato sulla Gazzetta, questa lettera. Che apre un dibattito. E' giusto "infierire" sull'avversario in qualsiasi sport? Specie a livello giovanile? Sotto il commento del nostro vice direttore Franco Arturi. Dite la vostra votando il sondaggio (clicca qui per farlo).
Ragazzini che giocano a basket
Ragazzini che giocano a basket
LA LETTERA — Nell'ambito della prima giornata di un campionato di basketunder 13 che si disputa nella mia provincia di residenza, Venezia, una partita si è conclusa col risultato di 5-206. La squadra sconfitta si è formata da poco e quella vincitrice è vivaio di una società militante in serie A e quindi punto di riferimento e raccolta di tutti i migliori talenti della zona. Ora, trattandosi di ragazzini e quindi non di professionisti ed essendo la pallacanestro uno sport, mi chiedevo che senso potesse avere un risultato del genere. Se lo sport può e deve ancora insegnare qualcosa, direi che qui siamo al paradosso dell'umiliazione dei vincitori. Alla squadra sconfitta tutta la mia solidarietà e il mio affetto, allo staff tecnico dei vincitori direi: "Potete essere certi di ritenervi dei tecnici competenti, ma siete convinti di essere anche degli educatori?"
Marco Giurizzato
IL COMMENTO — Quel 5-206 non sono riuscito a togliermelo dalla testa dalla prima lettura della sua mail. E ho cominciato a riflettere, come del resto ha fatto giustamente lei, su quali valori contenga. Non ne ho trovato uno. Semmai in questa esecuzione cestistica vedo il senso perverso dell’antisport. Ma prima di volare via sugli astratti discorsi generali, mi immagino i bambini della squadra battuta: chi ha visto in vita sua anche solo mezza partita di basket comprende che un risultato del genere si spiega soltanto con il fatto che i giocatori della squadra più debole non riuscivano nemmeno a effettuare la rimessa, non dico a superare la metà campo. E che i loro avversari li hanno sovrastati braccandoli sistematicamente per 40 minuti, segnando un canestro ogni 15-20 secondi circa. Ma chi ha potuto mai portare avanti questo scempio per più di un’ora? Che stomaco ci vuole per sostenere uno spettacolo del genere inflitto a dodicenni? Mi pare proprio un gigantesco episodio di bullismo legalizzato. Qualunque soluzione inventata lì per lì avrebbe dovuto essere trovata per superare l’imbarazzo generale. Lei parlava delle responsabilità di chi pilotava i vincitori, ma anche chi manda allo sbaraglio una squadra che può subire 200 punti senza segnare quasi mai deve porsi molte domande sul senso della propria operazione. Capisco che la situazione possa essere sfuggita di mano in buona fede, ma c’è un limite alla cecità e all’imprevidenza. Grazie all’ottimo libro di Alessandro Donati, stiamo parlando spesso di doping e di etica in queste giornate. I valori dello sport sono gli stessi anche quando usciamo dal discorso della farmacologia. E pesano enormemente di più in campo giovanile, un’area in cui l’agonismo è uno strumento di educazione e crescita prima di qualsiasi altra cosa. Il massacro cestistico è avvenuto, come lei ci segnala, nell’area di Venezia. Vale la pena che le istituzioni cestistiche vadano a fare una piccola ispezione in loco, non con spirito punitivo ma a futura memoria. E’ giusto che il presidente federale uscente Meneghin e quello entrante Petrucci possano farsi un’idea dei fatti e far proporre suggerimenti pedagogici in casi del genere. Magari estendendo le linee d’intervento anche ad altri sport.

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